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Il Bosco Verticale

Il  Bosco Verticale rappresenta indubbiamente l’edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi.

Il progetto dell' architetto Stefano Boeri è sato realizzato per la prima volta a  Milano nell’area Porta Nuova, è formato da due torri alte 80 e 112 m, che ospitano nel complesso 800 alberi, 480 alberi di prima e seconda grandezza, 300  dalle dimensioni più ridotte, 15.000 piante perenni e/o tappezzanti e 5.000 arbusti, una vegetazione equivalente a quella di 30.000 mq di bosco e sottobosco, concentrata su 3.000 mq di superficie urbana.

Al contrario delle facciate “minerali” in vetro o pietra, lo schermo vegetale del Bosco non riflette né amplifica i raggi solari, ma li filtra, generando un accogliente microclima interno senza effetti dannosi sull’ambiente e nello stesso tempo, la cortina verde “regola” l’umidità, produce ossigeno e assorbe CO2  e polveri sottili.

Il concept del  Bosco Verticale, l’essere cioè “una casa per  alberi che ospita anche umani e volatili”, definisce non solo le caratteristiche urbanistiche e tecnologiche ma anche il linguaggio architettonico e le qualità espressive del progetto. Sul piano formale, le torri sono infatti caratterizzate principalmente dai grandi balconi tra loro sfalsati e a forte sbalzo, funzionali a ospitare le grandi vasche perimetrali per la vegetazione e a permettere la crescita senza ostacoli degli alberi di taglia maggiore, anche lungo tre piani dell’edificio.

Nello stesso tempo, la finitura in gres porcellanato delle facciate riprende il colore bruno tipico della corteccia, evocando l’immagine di una coppia di giganteschi alberi da abitare, ricca di implicazioni letterarie e simboliche. Il contrasto con una serie di elementi in gres bianchi – i marcapiani dei balconi e alcuni moduli sul fronte dei davanzali – introduce un ritmo sincopato nella composizione, che spezza e “smaterializza” la compattezza visiva dei corpi architettonici, amplificando, ancor di più, la presenza vegetale. Più che come superfici, le facciate possono essere osservate come spazi tridimensionali: non solo per lo spessore e la funzione della cortina verde, ma anche sul piano estetico-temporale, in ragione della ciclica mutazione policromatica e morfologica nei volumi delle piante.

Nelle varie stagioni, le variazioni nel colore e nelle forme della struttura vegetale generano un grande landmark cangiante, fortemente riconoscibile anche a distanza: caratteristica che ha generato in pochi anni l’immagine del  Bosco Verticale  come nuovo simbolo di Milano. Questo principio di variazione agisce anche in relazione ai diversi trattamenti sui lati delle torri e ai vari piani, dove la scelta e la distribuzione delle essenze rispecchia criteri sia estetici sia funzionali all’adattamento agli orientamenti e alle altezze delle facciate. Risultato di tre anni di studi condotti insieme a un gruppo di botanici ed etologi, lo sviluppo della componente vegetale ha preceduto la stessa vita edilizia del complesso.

Piuttosto che un oggetto architettonico tout-court, dunque, la presenza della componente vegetale  rende il Bosco Verticale assimilabile a un insieme di processi  –  in parte naturali, in parte gestiti dall’uomo  – che accompagnano  nel tempo la vita e la crescita dell’organismo abitato. La componente forse più singolare di questo sistema articolato, ormai diffusa nell’immaginario urbano, è costituita dai “Flying Gardeners”, ovvero una squadra specializzata di arboricoltori-scalatori che, con tecniche da alpinismo, una volta all’anno si cala dal tetto degli edifici per eseguire la potatura e la verifica dello stato delle piante, nonché la loro eventuale rimozione o sostituzione. Tutte le operazioni di manutenzione e cura del verde sono infatti gestite a livello condominiale, allo scopo di mantenere il controllo dell’equilibrio antropico-vegetale.

L’irrigazione è centralizzata a sua volta in quanto i fabbisogni delle piante sono monitorati da un impianto a sonde controllato digitalmente in remoto, mentre l’acqua necessaria è attinta in larga misura dal filtraggio degli scarichi grigi delle torri. L’insieme di queste soluzioni supera il concetto di “sostenibilità” nella direzione di una nuova diversità biologica.

A pochi anni dalla sua costruzione, il Bosco Verticale ha così dato vita a un habitat  colonizzato da numerose specie di animali (tra cui circa 1.600 esemplari di uccelli e farfalle), stabilendo un avamposto di spontanea ricolonizzazione vegetale e faunistica della città.